FIDUCIA E LEADERSHIP: DALLA CERTEZZA INCERTA ALL’INCERTEZZA CONSAPEVOLE

La leadership è una relazione speciale, perché è basata sulla fiducia. Il leader può proporsi, ma diventa tale solo in quanto viene scelto dai membri della sua comunità. E questi lo scelgono se e quando si sentono sicuri che il leader soddisfi i loro bisogni. Il leader è un amico, alla pari; il capo un’autorità, sta sopra, ha il potere di farmi male: può essere un nemico.

E’ normale che ogni relazione possa avere due segni: può essere un incontro o uno scontro, un duello o una danza, un aiuto o una sconfitta.

Viviamo in questa ambiguità tutta la vita: persino la relazione fra madre e figlio può rappresentare un pericolo (lo scontro fra padre e figlio è un archetipo). A scuola possiamo fare amicizia coi compagni, ma siamo in competizione, possiamo darci una mano o un pugno. Un maestro può aiutarci a crescere o soffocarci. Nella vita di coppia capita di passare dall’amore alla rabbia, per un nonnulla.

LEADERSHIP E FIDUCIA: BINOMIO IMPRESCINDIBILE

 Perciò nella leadership la fiducia è un requisito essenziale: senza fiducia reciproca fra il leader e i membri della sua comunità tutto diventa precario. Ma al tempo stesso, una sfida. Che ha due risvolti: uno relazionale e uno individuale, soggettivo.

Partiamo da una constatazione: la fiducia non è qualcosa di assodato, statico nel tempo, anzi è un fenomeno evolutivo, che nasce, si consolida, ma può incrinarsi, dissolversi nel tempo. Questo significa che la fiducia non basta costruirla, ma, col mutare delle circostanze, deve essere ri-verificata e, se possibile, salvaguardata.

Per quanto il fidarsi abbia una connotazione nobile, sappiamo che la fiducia va meritata. Tutti prima di fidarci di chiunque dedichiamo attenzione alla coerenza fra il dire e il fare. E se la verifichiamo reciprocamente, fra di noi si stabilizza la certezza di poter contare l’uno sull’altro. Ma come abbiamo visto sopra, è una certezza dissolubile.

LA FIDUCIA IN SE STESSI

Questo vale nelle relazioni con gli altri, ma anche nella relazione con noi stessi, come sicurezza nei nostri mezzi: anche qui si apre una prospettiva altrettanto precaria. La confidenza nelle nostre capacità, costruita in anni, può crollare in un attimo.

Abbiamo sempre pensato che il leader sia tale in quanto capace di salvaguardarci in ogni imprevisto con la propria competenza. Ci siamo sempre basati sul presupposto che fosse responsabilità del leader trovare le giuste soluzioni, salvo criticarlo in caso di esiti negativi.

E’ un presupposto condiviso da tanti aspiranti leader, che per sostanziarlo si sforzano di ostentare una sicurezza totale nelle proprie capacità. Sconfinando spesso verso la presunzione e quindi perdendo, paradossalmente, la fiducia degli altri, tanto ambita.

In realtà oggi sappiamo che è impossibile per una sola persona aver sempre le giuste risposte, in un mondo in preda a continue innovazioni e febbrili incertezze.

Come risolvere queste antinomie, che ci espongono a certezze rischiose e disillusioni dolorose, come leader e come follower?

LA RISPOSTA: LA CONSAPEVOLEZZA E LA FIDUCIA 

L’unico sollievo può venirci dalla parola consapevolezza. Requisito non solo di chi si assume la responsabilità di essere leader, ma di tutti i membri implicati nella danza corale della leadership. Tutti consapevoli delle proprie risorse e limiti e tutti disponibili ad ammettere i propri dubbi, ed accogliere nuove idee.

Questa versione della fiducia limitata, connaturata alla leadership, passa attraverso un rovesciamento di antiche certezze, ma apre lo spazio a tutti noi per crescere, confrontarci, realizzarci. Dobbiamo uscire dal mondo della certezza incerta per entrare nel mondo della incertezza consapevole. Solo così possiamo vincere tutti.

 


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