“Dopo la scomparsa di suo padre ha deciso di prendere in mano il patrimonio delle sue canzoni, di riarrangiarle in chiave rock e di portarle in turné. Un’impresa ardita…” chiede la giornalista Alessandra Arachi a Cristiano De André in una bella intervista uscita da poco sul Corriere. Questa la risposta che qui riassumo:” Poteva essere una zappata sui piedi, ma ho voluto correre il rischio. È stato un modo per sentirmi io più vicino a lui e poi per tutti quanti per alleviare un po’ la sua mancanza……L’ho fatto perché me lo aveva chiesto lui, nell’ultimo tour…… Quando è scomparso ho pensato che, come figlio, avevo una responsabilità che andava oltre la musica “
Sono molte le emozioni e considerazioni che queste frasi di Cristiano mi evocano. La prime riguarda il termine “responsabilità”: in questo caso la responsabilità di un figlio verso il padre. Responsabilità commovente sia perché capovolge e rende più complessa la lettura di una relazione fondamentale nella vita di tutti noi, facendone scorgere una prospettiva rovesciata poco focalizzata nella consapevolezza comune.
RESPONSABILITÀ COME SCAMBIO PARITETICO
Questa prospettiva mette in luce la bellezza ricca di umanità di una relazione paritetica, a due vie, in cui lo scambio, sia pure a posteriori, continua a generare frutti preziosi per il figlio, per il padre non più in vita, ma per tutti coloro che lo hanno conosciuto o ascoltato e ammirato (Fabrizio è stato un poeta, un artista, ma anche un maestro e un testimonial della sua epoca irrequieta).
LA VISIONE
La visione lucidissima di Cristiano colpisce in quanto genera frutti per tutti noi dando risposta a un bisogno largamente avvertito. Prosegue Cristiano: “Oggi più che mai abbiamo bisogno di rileggere chi ha visto più in alto di noi. Di riascoltare opere che ci danno uno spunto di riflessione sul mondo e uno sguardo più umano con il quale osservarlo. Viviamo in un periodo in cui ….il vero pericolo è dimenticare. C’è troppo qualunquismo in giro, distrazione…… Incontro tante persone che hanno un pensiero comune: la voglia di ribellarsi, che però non riescono a trasformare in qualcosa di concreto…. Viviamo in una società complessa… insofferenza e paura si trasformano in intolleranza e odio…. Ho cercato di dare una bussola per porre fine al rancore che è il sentimento prevalente in questi anni e sta condizionando la vita di tutti noi”.
LE STIMMATE DELLA LEADERSHIP
In queste parole di Cristiano possiamo cogliere tutte le stimmate della leadership: la responsabilità, la visione al di la degli steccati che fa intravvedere una via su cui ingaggiare sé e forse gli altri. Cristiano prende in mano, dirige e da senso alla propria vita e ci offre una prospettiva: dare uno sbocco concreto agli impulsi di rinnovamento di tanti, anziché lasciarli degenerare in odio distruttivo.
Last but not least: Cristiano esprime il culmine di un percorso di anni, tormentato, che infine sbocca in una visione chiara e in una missione precisa. L’insegnamento ci viene dalle sue parole ma ancora di più dal suo percorso di maturazione, che si percepisce con forza quando dichiara di sentirsi un nonno non abbastanza maturo. Avercene di persone “non mature” così, che dichiarano con semplicità la consapevolezza dei propri limiti e l’implicito impegno a superarli.
LA COLLANA DEGLI INSEGNAMENTI
Riassumo la collana di perle che questa lettura ci dona:
1 La responsabilità nel senso più autentico della parola: farsi carico di qualcosa di essenziale per sé e la propria comunità, espressione di una vocazione e di una competenza autentiche.
2. Una leadership di sé e di altri che esprime una visione ampia e profonda, radicata nella propria vicenda umana, e tradotta in un impegno concretamente in opera.
3. Una lettura chiara del mondo di oggi e degli impulsi disordinati che lo pervadono, per i quali implicitamente viene proposta la traduzione in un’azione collettiva più profonda e meno ingenua rispetto alle ribellioni del secolo scorso.
4. Un impegno collettivo verso il bene comune, a incominciare dalle nostre vite, dando una direzione costruttiva alle nostre insoddisfazioni e impegnandone le energie in azioni che affrontino quotidianamente i tanti problemi di una società cieca dei rischi che corre.
5. Il lavorare sul nostro percorso individuale di maturazione, connettendo la crescita soggettiva con quella collettiva.
Ecco la leadership di cui c’è bisogno oggi, che mette insieme tutti gli elementi che la costituiscono.
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